Serata abruzzese a Milano
La mia esperienza al ristorante Orsetto d’Abruzzo
Tasted By Adua Villa
Un ponte tra Milano e l’Abruzzo esiste e si chiama “L’Orsetto D’Abruzzo”: FREEEEE!
Che è l’abbreviazione di “Frechete” espressione di stupore che vuol dire “Figo, Ah però!”.
L’ Orsetto d’Abruzzo non è solo un ristorante, ma un vero e proprio ambasciatore della cultura abruzzese a Milano.
PS: Ricordiamo, perché doveroso, che il progetto nasce a Bologna; quindi, amici bolognesi e chi andrà a Bologna in trasferta, segnatevi questa tappa perché qui non si offrono solo pasti ma un’esperienza autentica che celebra la ricchezza della cultura culinaria dell’Italia centrale (più o meno vicino al Molise).
La mia passione per la cucina mi ha portata a numerose scoperte mangerecce, ma poche esperienze sono state tanto memorabili quanto la mia recente cena all’Orsetto d’Abruzzo a Milano.
Situato in Via Valtellina alle porte del quartiere Isola, questo ristorante promette un viaggio gustativo nell’entroterra abruzzese, offrendo un assaggio autentico delle ricette tradizionali in un’atmosfera calda e accogliente.
Appena varcata la soglia dell’Orsetto d’Abruzzo, sono stata avvolta da un’atmosfera che ricorda le vecchie trattorie italiane, dove ogni dettaglio – dai mobili di una volta alle fotografie appese alle pareti – racconta storie di casa. Il legno scuro, le luci soffuse e il calore del personale hanno subito creato un ambiente familiare, quasi fossi a casa di amici in montagna.
Poi era da tantissimo che non vedevo le vecchie cartoline, e qui ne ho trovate alcune di Sulmona (AQ)… e da 0 a 100 mi è venuta una voglia irrefrenabile di scriverle tutte, comprare una decina di francobolli e spedirle agli amici. Questi colori saturi e le immagini un po’ sgranate ma che ti fanno venire la lacrimuccia.
Il proprietario, Domenico Ciotti, con il suo calore e la sua passione per le tradizioni abruzzesi, mi ha accolta personalmente. La sua storia, da Sulmona a Milano, passando per Bologna (ecco perché quei feticci vintage delle cartoline) è un viaggio di dedizione culinaria che si riflette nei piatti serviti. Domenico non solo gestisce il ristorante, ma ne è l’anima, condividendo aneddoti e curiosità sulla cucina abruzzese mentre coordina attentamente il servizio.
Durante la serata ho assaggiato le Pallotte cacio e ova, soffici e saporite, seguite da una porzione di arrosticini, perfettamente grigliati e vi posso assicurare che la difficoltà nel mangiare un buon arrosticino risiede nella cottura.
Il piatto che ha realmente catturato la mia attenzione è stato Pizz’ e Fuje, un piatto confortevole che racchiude l’essenza della cucina casalinga della regione: non vi dico altro volutamente perché per scoprirlo dovete andarci. Vi anticipo solo che va bene per vegetariani e vegani, perché in Abruzzo amiamo molto le verdure e i legumi.
Non meno importante è stata la scelta del vino. Una carta dei vini come piace a me: essenziale che parla del territorio. Così come la scelte delle birre che vengono prodotte in provincia di Teramo. Io ho scelto un Cerasuolo D’Abruzzo Masciarelli, un accompagnamento ideale per i piatti intensi e saporiti, ma soprattutto che puoi degustare fresco in estate.
Oltre al cibo, l’esperienza allOrsetto d’Abruzzo è stata arricchita da dettagli che stimolano tutti i sensi. Dalla cucina a vista, che permette di osservare gli chef all’opera, alla musica di sottofondo che evoca l’Abruzzo di una volta.
Sarà perché sono abruzzese. Sarà perché quando sono partita alla volta di Roma per iscrivermi all’università mia nonna mi regalò la spianatoia di legno con il matterello: non so a quanti di voi allontanandosi da casa gli sia stato dato in dono questa ancora di salvataggio per la vita? Ma la cosa che davvero mi ha affascinata è che mi ha ricordato quei luoghi semplici, veri: ho finalmente trovato un ristorante di quartiere per sentirsi a casa a Milano.
Lasciando il ristorante, mi porto dietro non solo il ricordo di una cena eccellente, ma anche la sensazione di aver fatto un piccolo viaggio in Abruzzo, senza mai lasciare il cuore di Milano.