Komb(w)ine & Temporary Wines

2 min lettura
Credits Gaia Menchicchi

“E se il vino fosse più di un vino? Se potesse essere un’istantanea del territorio, un esperimento, un viaggio? E se potesse esistere senza alcol, ma con tutta la personalità dell’uva?”
Benvenuti nel mondo di AM Project, l’idea visionaria di Andrea Moser, un enologo che non ha paura di rompere gli schemi e di riscrivere le regole del gioco. Con i suoi Temporary Wines e la novità assoluta Komb(w)ine, sta tracciando nuove strade per chi ama il vino, ma vuole anche qualcosa di più.
Andrea Moser è un “nomade del vino”. Ogni anno seleziona vigneti speciali, luoghi che raccontano una storia e uve che meritano di essere valorizzate. Così nascono i Temporary Wines, edizioni limitate che riflettono la stagione, il territorio e la filosofia produttiva del momento.

Quest’anno, il cuore della produzione si sposta a Mazzon di Caldaro, dove due vitigni danno vita a Fly & Run con il DNA delle Dolomiti:
• Fly – Un Pinot Bianco verticale e affilato, che non cerca eccessi, ma punta sulla purezza dell’uva. Niente sovrastrutture, niente legno invadente: solo l’anima del territorio racchiusa nel calice. E tutto il potenziale di saper invecchiare bene che il Pinot Bianco porta nei suoi geni.
• Run – Un Pinot Nero che non vuole imitare la Borgogna, ma racconta l’Alto Adige con la sua personalità. Croccante, fresco, con note di lampone e amarena, è un vino che si muove, scalpita, ma soprattutto si evolve.

PS: sappiate che il bello deve ancora venire, e fa pressapoco cosi!

Parliamoci chiaro: i vini dealcolati non hanno ancora convinto. Troppa energia spesa per togliere l’alcol, troppa poca anima nel bicchiere, troppa acqua usata nei processi produttivi. Ma allora, se non il vino dealcolato, quale potrebbe essere l’alternativa? Ecco la risposta di Andrea Moser con Ettore Ravizza e Legend Kombucha: Komb(w)ine, una bevanda fermentata che nasce dal mosto d’uva ( in questa prima presentazione da Mosto di Uva Moscato) che sfrutta il potere dello Scoby (che è la coltura simbiotica di batteri e lieviti) essenziale per trasformare il succo in qualcosa di completamente nuovo.

Cos’ha di speciale?
• Rimane nella filiera del vino: il mosto d’uva non utilizzato trova una seconda vita.
• Non è un succo, non è un vino, non è una kombucha: è qualcosa di mai visto prima.
• Ha meno dello 0,5% di alcol e solo 4 grammi di zucchero per litro.
• Consuma pochissima energia per eliminare l’alcol .
Insomma, se il mercato del vino sta cercando alternative intelligenti, questa potrebbe essere una di quelle da tenere d’occhio.
Un nuovo modo di pensare il vino (e il non-vino)  in chiave dinamica, temporanea, sperimentale, visto che ogni annata è un esperimento irripetibile, ogni vigneto è una tela bianca da interpretare, ogni prodotto è un punto di incontro tra territorio e creatività.
E se il futuro del vino fosse proprio questo? Libero, imprevedibile, in continuo movimento… Ma come sempre la risposta è nel bicchiere: buon assaggio!

Ah! Se sarete alla 57 esima edizione del Vinitaly a Verona dal 6 al 9 Aprile questi vini si potranno degustare al  Tapasotto!

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